Una donna ogni tre-quattro trentenni soffre di vene varicose.

Gonfie, bluastre e dolorose le varici deturpano vistosamente le gambe di circa mezzo miliardo di persone nel mondo.

Al mattino, quando ci si alza, sembra che tutto vada per il meglio.

Dopo poche ore le gambe, soprattutto tra il ginocchio e la caviglia, si trasforma in una sorta di calvario quotidiano: formicolii, gonfiori, pesantezza e dolori sono i compagni che ci si trascina dietro tutto il giorno sino all’ora di coricarsi.

La dinamica della patologia varicosa può essere paragonata ad un problema di natura squisitamente idraulica.

Se misuriamo la pressione di una colonna di liquido in un tubo verticale, questa risulta massima alla base del tubo e va decrescendo man mano che si procede verso l’alto.

Se però ad un tubo rigido ne sostituiamo uno elastico, per effetto della pressione idrostatica, esso tenderà a dilatarsi nella parte inferiore.

Lo stesso fenomeno si verifica nelle vene che, per insufficienza di elasticità delle pareti e delle valvole, si sfiancano e si dilatano sotto il peso della colonna del sangue.

A cosa servono le vene?

        Il ruolo delle vene negli animali che ne sono dotati (pesci, uccelli e mammiferi) è molto semplice: condurre il sangue da ogni regione del corpo verso il cuore, che lo ridistribuisce all’intero organismo attraverso le arterie.

Ad eccezione delle vene polmonari, che portano al cuore sangue ossigenato dai polmoni, tutte le altre vene contengono sangue povero d’ossigeno e ricco di anidride carbonica.

Una “pompa muscolare”

        Dal momento che le vene non sono in grado di restringersi attivamente, la natura ha pensato di aiutarle applicando una specie di pompa esterna che spreme ritmicamente le vene profonde: questa è la cosiddetta “pompa muscolare”, costituita dalle contrazioni di muscoli delle braccia e delle gambe durante i movimenti.

La compressione intermittente delle vene profonde, insieme all’effetto delle valvole, permette di indirizzare il sangue verso il cuore.

Varici e vita moderna

A questo punto è chiaro come la vita moderna influisca negativamente sul funzionamento delle vene: il tipo di alimentazione, l’inquinamento, l’attività lavorativa, la sedentarietà, ecc.

E difatti, l’insufficienza delle vene negli arti inferiori ha le dimensioni di una malattia sociale.

Un recente studio epidemiologico italiano condotto su oltre 18.000 soggetti con insufficienza venosa cronica ha evidenziato che:

  1. La malattia è tre volte più frequente nella donna.
  2. L’incidenza massima è nella fascia di età dai 50 ai 60 anni, per i maschi, e tra i 30 ed i 40 anni nella donna.
  3. Il 60-70% delle persone affette da varici svolge la maggior parte della propria attività quotidiana in piedi (per esempio negozianti, commesse, vigili, hostess, operai, ecc.), il 20-35% in quella seduta (impiegati, segretarie, insegnanti, ecc.).
  4. La maggioranza dei portatori di insufficienza venosa risulta essere in sovrappeso, soprattutto dopo i 40 anni di età.

La prevalenza delle varici nella donna si spiega con una maggiore fragilità delle vene, anche per effetto degli ormoni sessuali femminili.

Il decalogo delle “buone” vene

Ovvero come comportarsi per prevenire l’insufficienza venosa, alleviarne i sintomi e rallentarne il progressivo aggravamento.

  • Evitare di restare a lungo fermi in piedi o seduti.

Nel lavoro o durante i viaggi su veicoli di tanto in tanto alzarsi e fare qualche passo.

  • Alzare il letto dalla parte dei piedi di 15-20 cm: così si ottiene un migliore recupero della condizione fisiologica durante la notte.
  • Evitare i luoghi eccessivamente riscaldati, specialmente se con pannelli radianti nel pavimento.
  • Combattere la sedentarietà: praticare sport non traumatici, ginnastica, passeggiate.

Ridurre l’uso dei mezzi di trasporto, dell’ascensore, ecc.

  • Eliminare l’eventuale eccesso di peso.
  • Limitare al massimo il fumo ed i superalcoolici; adottare un’alimentazione varia, digeribile, genuina.
  • Combattere la stitichezza.
  • Limitare l’uso di calzature con tacchi alti e degli stivali; curare la funzionalità e l’igiene del piede, ricorrendo quando necessario ai consigli dello specialista ortopedico e del podologo.
  • Evitare indumenti eccessivamente attillati o che costringano all’altezza della vita, in corrispondenza delle cosce o delle gambe (pantaloni stretti, busti, pancere, giarrettiere, elastici).
  • Utilizzare calze elastiche che non stringano le dita dei piedi, abbinandole a calzature razionali.

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